Cosa ci dice Foietta

Paolo Foietta è commissario governativo per a Torino-Lyon: un burocrate che, a dispetto dei suoi trentennali sforzi, fatica a scrollarsi di dosso l’etichetta di oscuro. L’ultimo tentativo di mettersi in luce è di ieri quando, con un cattivo gusto sorprendente persino per lui, ha inviato una lettera ai presidenti dei consorzi di comuni che hanno sostitituito le due vecchie comunità montane della Valsusa, dicendo loro in pratica che per avere i soldi per riparare quanto daneggiato dagli incendi che stanno devastando i loro territori non devono far altro che accettare il progetto TAV (il testo completo della lettera lo trovate qui).
Lo squallore dell’offerta, per di più fatta quando ancora il problema è spegnerli quegli incendi, penso sia evidente a tutti, e sorprendente solo per chi non ha mai sentito parlare il commissario. Però io credo valga la pena di soffermarsi sulle sue parole, perchè ci chiariscono un concetto che non è solo suo ma di tutta la classe politica attuale (all’interno della quale nessuno, neppure la supposta notav Chiara Appendino, ha commentato l’iniziativa di Foietta, che pure agisce in nome del governo).
Foietta scrive di voler “proporre che una parte (evidenziazione mia) delle risorse destinate all’Asse Ferroviario Torino-Lione possa esere utilizzata per le necessarie azioni di ripristino forestale e per gli interventi di prevenzione atti a ridurre il rischio del ripetersi di tali eventi“.Quel che non è scritto, ma che è implicito (se non fosse così la proposizione sarebbe semplicmente priva di senso) è che per il governo la Torino-Lyon viene prima. Prima del territorio, prima degli abitanti, prima della prevenzione (coi boschi bruciati il rischio alluvioni aumenta a dismisura, in Valsusa l’ultima è di 13 anni fa), prima di tutto. Ci dice che quando il governo decide come spendere i soldi di cui dispone, la Torino-Lyon viene prima del lavoro, prima della salute, prima delle vite umane, e che per queste necessità al massimo si può magnanimanmente concedere “una parte” delle prebende assegnate a chi si schiera a favore dell’opera.
Ma la Torino-Lyon e la Valsusa non sono, almeno da questo punto di vista, un caso isolato, la Grande Opera e la gestione della normale sopravvivenza sono ovunque, in ogni momento, e i loro rapporti, e i rapporti dei vari governi locali o nazionali con esse, sono sempre gli stessi. Solo le dimensioni variano da caso a caso. Ora, grazie all’intervento maldestro di Foietta, il gioco sporco dei governi è più evidente, chiaro a chiunque non si copra gli occhi, ma sarà sufficiente in un contesto in cui a Torino, a venti chilometri dalle fiamme, pochi sapevano cosa stava succedendo?