Heartland

Ho iniziato a leggere Heartland incuriosito da una presentazione/intervista di Wu Ming 4, e devo dire che non ha deluso le aspettative.
Il romanzo racconta le vicende di alcuni abitanti di Tipton, cittadina della periferia di Birmingham, nel pieno delle Midlands che sono state il cuore dell’industria pesante inglese e che di quella stessa industria hanno seguito e stanno seguendo il disfacimento.
E proprio questo è il tema del romanzo, il disfacimento. Delle famiglie, delle classi, delle stesse identità di ogni individuo (salvo poi, per alcuni, ricostruirsi in un’abborracciata identità nazionale o religiosa ostentata quanto più possibile ma priva di profondità). Calciatori mancati, piccoli politici locali, insegnanti precari, un avvocato d’ufficio, un ex studente modello si muovono sulle pagine cercandosi un proprio posto nel mondo, diverso da quello in cui più o meno stabilmente si trovano e che tutti detestano.Heartland non è un libro che fornisca risposte, nemmeno un libro che espliciti domande, è però un libro che riesce a rendere il quadro dell’Inghilterra in cui cresce il British National Party, quadro che, tranne per la percentuale nettamente più alta di immigrati, appare molto simile a quello italiano attuale. Cartwright è bravissimo nel descrivere la desolazione che soffoca sul nascere tutti gli sforzi dei protagonisti, che anche quando ottengono quello che volevano non si trovano mai ad avere quel che vorrebbero.
Unico neo del libro, a mio avviso, un finale un po’ troppo indeterminato, ancor più perché annunciato dall’avere un capitolo a parte (nel libro sono solo quattro). Sicuramente né un lieto fine né una tragedia sarebbero stati adatti al tono del libro, ma se si voleva concludere con i puntini di sospensione non serviva sottolinearli.
Nonostante questo Heartland resta un libro bellissimo, sicuramente da leggere.