Il wrestler, ovvero due o tre cose sull’alternanza #scuolalavoro

Ieri una mia collega d’ufficio è andata presso un IIS (quelli che quando li frequentavo io si chiamavano ITIS) a effettuare dei colloqui propedeutici al portare alcuni allievi della scuola a fare l’alternanza presso la ditta per cui lavoro. Al ritorno da questi episodi ha raccontato un po’ della sua giornata, e nelle chiacchiere di una persona che di mestiere si occupa di selezione del personale e formazione mi è sembrato di trovare due o tre spunti interessanti sull’argomento scuola-lavoro.
Il primo è quello da cui ho preso il titolo per il post. Uno dei ragazzi colloquiati, non so se per semplice scazzo o per una protesta più consapevole, ha scelto di rispondere all’intervista in modo provocatorio, per cui alla domanda su che lavoro volesse fare da grande (forse già questa espressione, usata dalla collega, da sola basterebbe a spiegare perchè il ragazzo non fosse affatto felice di rispondere all’intervista) ha risposto ‘Il wrestler’ e alla domanda ‘Cosa ti interessa della nostra azienda’ ha risposto ‘A me non interessa la vostra azienda’. Quest’ultima risposta in particolare non dava pace alla mia collega, si chiedeva come fosse possibile un simile atteggiamento. Confesso di averci messo un po’ a realizzare che leif che fa i colloqui di selezione per l’alternanza scuola lavoro, non sapeva che i ragazzi fossero obbligati a praticarla, finchè non gliel’ho detto era onestamente convinta che fosse una loro libera scelta.
Un’altra cosa che la collega ha ripetuto più volte è il fatto che ‘sono proprio ancora piccoli’ e che per un’azienda che fa un lavoro che richiede un buon livello di professionalità è difficile pensare di poter utilizzare queste persone in modo produttivo. Insomma, anche dal punto di vista di chi questa manodopera gratuita la vorrebbe sfruttare (lo dico nel senso più negativo del termine) c’è la consapevolezza del fatto che non c’è possibilità di far fare loro un’attività realmente qualificante o formativa. Con buona pace delle anime belle di quanti si stupiscono se chi è in alternanza finisce nel migliore dei casi a ‘formarsi’ facendo fotocopie tutto il giorno.
Sopra a tutto questo l’orribile logica del permettere alle aziende di scegliere quali studenti prendere, e quindi decidere chi potrà avere una formazione migliore (anche se allo stato attuale come dicevo le differenze sono minime) e chi dovrà accontentarsi di una di livello inferiore, con il corollario di far passare da un canale formativo istituzionale quale è la scuola il concetto della necessità di sottomettersi ai desiderata delle aziende, pena addirittura l’impossibilità di concludere gli studi.
Capisco che con alle porte governi istituzionalmente razzisti questo possa sembrare un problema meno urgente, ma i governi di oggi sono il frutto della formazione di ieri, se oggi ne accettiamo una peggiore i governi di domani saranno ancora peggiori, per quanto difficile possa essere immaginarlo.