Controllo

Io lavoro per un’azienda che mi affitta ad una seconda azienda, che mi affitta ad una terza azienda. Se dopo questo incipit vi state chiedendo quanto la terza azienda paga per il mio lavoro, e che percentuale di questo arrivi a me che il lavoro lo faccio son ottime domande ma non so darvi risposte. Infatti non è di questo che volevo parlarvi, bensì dei rendiconti.
Ad ognuna delle tre ditte devo rendicontare le ore che lavoro, alla prima mensilmente con un foglio excel, alla terza sempre con un foglio excel ma settimanalmente. Per la seconda sfioriamo il delirio, devo caricare i dati settimanalmente su un programma e confermarli come definitivi quindicinalmente. Non ogni due settimane, proprio ogni 15 giorni, a metà e fine mese, col risultato che in alcune settimane devo dare i dati due volte. L’ossessione per il controllo (presunto, che per capire se/quanto/come sto lavorando una sfera di cristallo è molto più utile di quei fogli ore) è a livelli patologici.

Un po’ di anni fa parlando di controllo per spiegare il mio punto di vista avevo usato un paragone tra uno sciatore principiante e Kristian Ghedina, non essendomi più aggiornato in fattodi sci alpino oggi ripeto il ragionamento senza cambiareil nome. Per chi non lo conosce Ghedina è stato un grande discesista (12 discese libere e 1 supergigante vinti in coppa del mondo), la sua caratteristica era di essere meno preciso degli avversari nelle traiettorie, ma di saper far correre gli sci più velocemente di loro. Per ottenere questo risultato sciava cercando di mettere la minore pressione possibile sugli sci, in un modo tale che quando percorreva dei tratti facili dava l’impressione di essere meno stabile degli altri, per poi riassestarsi per le curve più impegnative. Nei rettilinei rinunciava a priori ad avere il completo controllo sui suoi attrezzi, e qualche volta nella sua carriera è anche caduto, ma sfido chiunque ad affermare che non sapesse sciare (prima di accettare la sfida guardatevi questo breve video).
Provate invece a pensare ad uno sciatore principiante. Scende a spazzaneve, zigzagando sulla pista per cercare le traiettorie più orizzontali possibili, per mantenere il controllo sugli sci fa un grosso sforzo per premerli contro il terreno, anche in rettilineo, con il risultato di avere meno forza nelle gambe e lucidità nella testa al momento di curvare, quando il controllo gli servirebbe. Se riesce a mantenere la concentrazione per tutta una pista forse non cade, ma certo nessuno direbbe che sa sciare. Eppure è lui il modello che ci è stato imposto sui posti di lavoro negli ultimi quindici anni, e che è stato introiettato tanto bene da diventare la richiesta di gran parte della società per tutto il proprio ordinamento.