Sempre un passo avanti

Ci sono persone che si sentono in dovere di essere sempre un passo avanti. Di prenderti in contropiede, di sorprenderti ogni volta che parlano.
E’ una specie di malattia, io la chiamo sindrome di Underwood, dal nome del personaggio di House of cards, il bisogno di affrontare ogni difficoltà rilanciando, senza avere la capacità, o la possibilità, di scegliere un altro comportamento. Vietato attendere, vietato mediare, sempre pretendere il massimo, senza troppo occuparsi di se la boutade sia sostenibile. Tra i più famosi esponenti di questa modalità annoveriamo due degli ultimi tre presidenti del consiglio italiani, Renzi e Salvini (Ok, formalmente Salvini non è mai stato presidente del consiglio, ma io sono piuttosto pragmatico), ma personaggi così se ne trovano ovunque, da un certo livello di potere in su. Nelle pubbliche amministrazioni, nelle aziende (dove ho incontrato il caso che mi ha suggerito questo post), a volte persino nelle associazioni, formali o meno, un po’ dappertutto.

Io ho memoria corta, e forse scarsa attenzione, non mi ricordo se prima della serie TV simili comportamenti fossero già frequenti, però ultimamente mi sembra che il loro numero sia enormemente cresciuto, e non pare che il fallimento di Renzi (anche adottando il suo punto di vista successocentrico non lo si può definire altrimenti), li possa scoraggiare.
Il lato positivo di queste persone è che il loro bisogno di stupire li rende o prevedibili o totalmente velleitari. Purtroppo però, vuoi per il potere accumulato, vuoi per un certo consenso che inspiegabilmente il loro comportamento ancora attrae, sono tutt’altro che innocui.
Sono la coda lunga di un modo di essere che sta scomparendo. Guai però a sottovalutare i colpi di coda