Numeri

Nell’ultima settimana i media hanno dato molto risalto ad una manifestazione SiTav che si è tenuta sabato scorso in piazza Castello a Torino. Volendo essere magnanimi le presenze alla manifestazione si possono definire modeste, ma la copertura mediatica, anche dopo l’evidente flop, c’è stata eccome, lo spazio dato a quelle cinquecento persone è stato di ordini di grandezza superiore a quello dato a manifestazioni NoTav che ne contavano 100 volte tante, anche da parte di giornali suppostamente NoTav come Il Fatto Quotidiano. Una possibile spiegazione di questo è certo nel fatto che la gran parte dei media mainstream (Repubblica, La Stampa, Corriere della sera, Libero solo per citarne alcuni) è schierata a favore del Tav, ma a leggere gli articoli mi sembra di intuire una ragione più profonda e preoccupante.
A me sembra che nel determinare quanto spazio dare alle notizie, non solo delle manifestazioni, questi giornali non abbiano né ignorato né manipolato i numeri, ma semplicemente si siano basati su dei numeri diversi, che abbiano tenuto conto non del numero delle persone in piazza, ma della somma della ricchezza posseduta o controllata da queste persone. Che in tempi in cui la politica ragiona solo in base al PIL anche i giornali si siano adattati, che ormai sia diventato acclarato e scoperto il ‘gioco’ che vuole che in democrazia è si vero che ‘uno vale uno’ ma che quell’uno va inteso come euro (o lira, o qualunque altro nome vogliate dare alla moneta) e non come persona, questo con l’ovvia conseguenza che il divenire esplicito di questo atteggiamento lo rafforzi.