Il treno che va in Francia (chi)

(Secondo post che ha come argomento il mio nuovo romanzo, il primo lo trovate qui)
Tutti i protagonisti del libro sono realmente esistiti, solo di uno di loro non si conosce l’identità, ma si è comunque certi che sia esistita una persona che abbia compiuto gli atti che gli sono attribuiti.
Di questi personaggi alcuni sono sufficientemente noti da avere una propria pagina su wikipedia (Sergio Bellone, Vittorio Blandino, don Francesco Foglia e PaoloGobetti), di Ugo Berga si è parlato quest’autunno quando è venuto a mancare, allora io decisi di ricordarlo pubblicando stralci delle interviste che mi aveva concesso quando stavo preparando il romanzo, qui voglio invece ricordare Carlo Carli, che settantacinque anni fa proprio il 21 gennaio veniva ucciso in pieno centro di Avigliana da una pattuglia fascista, e mi piace l’idea di farlo riportando il testo di una lettera che scrisse al padre da Siena, dove era in servizio militare, all’indomani del 25 luglio.
Riporto il testo così comìè, refusi compresi. E’ probabile che a qualcuno alcuni passaggi, a partire dall’incipit, suoneranno stonati, alla prima lettura anche io sono rimasto spiazzato da alcune affermazioni, ma questa lettera serve anche a questo, a ricordare che i partigiani sono state persone, e che come tali ben difficilmente possono coincidere con le visioni ideali che ognuno di noi si può costruire, per cui un partigiano garibaldino monarchico può apparire strano, ma non è assurdo.
La lettera fa parte del fondo “Bruno Carli” conservato presso l’ISTORETO

Accademia di Siena 27.7.’43
Carissimo papà
Wiva l’Italia. Viva il Re. Viva la Libertà.
Finalmente possiamo gridarlo forte; finalmente siamo liberi di poter parlare ed esporre le proprie idee.
E’ finito il tempo in cui per pensare liberamente e per liberamente parlare bisognava rinchiudersi in una camera con amici sinceri e fidati. E’ passato il tempo in cui bisognava nascondere i dischi portanti incise le canzoni della patria.
Quel delinquente che per più di venti anni ci ha tiranneggiato è caduto e non ha nemmeno saputo cadere in piedi. E’ caduto vigliaccamente dopo aver portato l’Italia alla rovina, è caduto dopo aver tradito il popolo e la nazione, è caduto dopo aver lasciato entrare il nemico in casa nostra, in quella casa per cui si erano sacrificati migliaia di italiani.
Ma la giornata di ieri mi ha ricompensato di aver dovuto stare zitto per anni. Mi ha dato una gioia tale che in confronto l’ormai prossima licenza sembra un gioco.
Ho qui davanti a me una decina di giornali; su tutti spicca il “Corriere della sera”; chi avrebbe mai creduto che solamente domenica scorsa che abbiamo passato insieme, di poter leggere simili notizie; chi avrebbe potuto pensare che le bandiere oggi sono esposte e garriscono al vento perché il tiranno ha dato le sue dimissioni.
Per tutte le strade alte si elevano le le parole dell’Inno di Mameli; ritornano al potere uomini seri e onesti; è finito il tempo in cui bastava avere una lurida tessera con su stampato P.N.F. 1919 e poter fare i propri comodi e ingannare la nazione.
Pensa che io era a letto; mi hanno svegliato all’una e cinquanta per darmi questa fantastica notizia , non ho più potuto dormire e sino al mattino non ho fatto che commentare e discutere. Poi le notizie si sono susseguite con un crescendo impressionante. Tutti si baciavano, esultavano, tutti erano contenti.
Speriamo che ciò sia la salvezza della patria, della nostra Italia finalmente libera e più che mai unita attorno alle vecchie istituzioni non mai dimenticate in venti anni di schiavitù.
Spero che anche voi abbiate esposto la bandiera tricolore; se non lo avete fatto fatelo subito e gridate con me viva l’Italia libera e a morte i tiranni.
Baci Carlo
Non vedo l’ora di poper riabbracciarti papà caro e di poter con te cantare
Fratelli d’Italia, l’Italia si è desta!…..