Diario recluso

Oggi è l’ottavo giorno in cui sono confinato in casao dalle (altrui) paranoie da COVID-19, apparentemente un punto poco sensato per iniziare un diario, ma è proprio oggi pomeriggio che è successo il fatto che mi ha convinto della necessità di tener traccia degli eventi. Di questo episodio però parlerò tra qualche post, quando ci arriveremo. Per ora parto dall’inizio e vedrò di recuperare gradualmente il ritardo.

Lunedì 9 marzo
Mattina, rientro al lavoro, che giovedì e venerdì ho preso due giorni di ferie per cercare di gestire la chiusura della scuola materna di mio figlio Emiliano (in Piemonte nonostante non ci fossero ancora numeri rilevanti di contagiati la chiusura è partita ben prima che in altre regioni, forse perchè il governatore Cirio da buon novarese si sente più lombardo che piemontese), e rientrando trovo le palazzine semideserte. Di qualche centinaio di persone che ci lavorano ce ne sono forse cinquanta, e i cinque colleghi del mio gruppo sono uno in malattia e quattro in telelavoro, mi contattano via skype e mi dicono per organizzarmi per iniziare anch’io il telelavoro da domani.
Lì per lì, superati i problemi tecnici e burocratici, mi sembra una buona notizia, certo con Emiliano che mi gira attorno lavorare non sarà semplicissimo, ma almeno risparmieremo i soldi della babysitter. In serata però arriva un’altro pezzo di informazione che arriva solo in serata, con l’annuncio dell’estensione della zona rossa a tutta l’Italia.

Martedì 10 marzo
La mattina passa rapida, c’è la babysitter che non abbiamo voluto disdire all’ultimo minuto, e la cosa mi torna comoda perchè in realtà i problemi tecnici erano superati solo in parte, mi ci vuole tutta la mattina e un pezzo di pomeriggio per arrivare a connettermi e iniziare a lavorare. Però il resto fila tutto, Emiliano passa una buona parte della giornata nel cortile condominiale e tutto fila liscio, finito il lavoro passo anch’io una mezz’ora in cortile a tenerlo d’occhio. In tutta la giornata non esco dal portone.

Mercoledì 11 marzo
Oggi mia moglie è a casa (aveva preso ferie, sempre per gestire la chiusura scuole, prima che sapessimo del mio telelavoro), quindi di Emiliano si occupa lei fintanto che io lavoro, verso le sei esco persino e copro quasi duecento metri per raggiungere il macellaio, più altrettanti al ritorno.

Giovedì 12 marzo
Primo giorno a regime. Emiliano è molto collaborativo. Gioca, colora, chiede e ottiene una razione supplementare di cartoni animati, la connessione pur con qualche caduta ogni tanto funziona. Anche oggi esco dal portone, cinquanta metri per andare a buttare il sacchetto dell’organico, ritorno compreso.

(continua)