Senso di colpa

In questo periodo di reclusione tra tante cose faticose la più difficile è sicuramente la gestione del rapporto con mio figlio. In pochi giorni si è visto togliere la scuola (senza nemmeno poter salutare i compagni, qui in Piemonte la chiusura è iniziata dalle vacanze di carnevale), lo judo, la possibilità di uscire, e poi anche quella di andare in cortile, se non una volta ogni 2-3 giorni per una mezzora o poco più, rigidamente senza incontrare altri bambini, quando la sua abitudine era di passarci praticamente tutto il tempo libero a giocare con 5-6 quasi coetanei, con questa situazione, in aggiunta al fatto che pare che i rischi per i bimbi della sua età siano veramente minimi è inevitabile che provi una grossa frustrazione.
Fin qui siamo all’inevitabile, ma il punto è: come mi rapporto io, che sono costretto ad essere il suo carceriere, con questa frustrazione? Come convivo con la consapevolezza del fatto che gli sto facendo un torto senza ipercompensarlo diventando troppo accondiscendente su ogni sua altra richiesta e quindi diseducativo, e ovviamente senza irrigidirmi nel non volerlo compensare per nulla, che un danno lo sta indubitabilmente subendo, e una compensazione gli spetterebbe? Il rischio è che non solo alla fine dell’emergenza non scompaiano i danni, ma che addirittura continuino a generarsene di nuovi per il deterioramento del rapporto dovuto a questa forzatura.