La discussione è aperta?

Stamattina mi sono imbattuto in un articolo, non so di che giornale, riportato in un tweet dell’economista Marta Fana. Commenti su cosa sia la classe padronale italiana, di cui questo vergognoso essere è un perfetto rappresentante, se ne trovano fortunatamente molti su twitter, io mi limito ad augurargli il fallimento e una vita da schiavo come quelli che desidera avere, e invece mi concentro su come la notizia sia riportata.
Devo dire che fino alla penultima riga l’articolo risulta piuttosto equilibrato e tutto sommato lodevole, ma la chiusa, quel “la discussione è aperta” invalida ogni merito precedentemente acquisito.
Non ci può essere nessuna discussione aperta se, come dice lo stesso articolo “non ci sono fraintendimenti su quello che [l’imprenditore, nota mia] ha voluto veicolare come messaggio”, l’affermazione viola oltre ad ogni logico principio di convivenza, anche la dichiarazione dei diritti umani (art 24, “Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.”) e numerose leggi italiane. Se l’Italia fosse lo stato di diritto che pretende di essere domani l’imprenditore si troverebbe notificata una denuncia per istigazione a delinquere, sappiamo tutti che questo non accadrà, ma davvero possiamo accettare che un giornale dica che sulle affermazioni di questo criminale “la discussione è aperta”? Vogliamo considerare aperta anche la discussione sul fatto che la Germania abbia diritto “al suo spazio vitale”? O che gli Stati uniti abbiano “un manifesto destino”?
Liberarci di “imprenditori” come Alessio Maggi è necessario e urgente, ma forse per farlo sarà prima necessario liberarci di giornalisti come l’autore dell’articolo