Covid e podismo

Durante la ‘fase 1′ i podisti, che per motivi misteriosi non si poteva fare a meno di chiamare runner, hanno subito un po’ di tutto, vessazioni insensate, insulti, in alcuni casi anche aggressioni, anche da parte delle forze dell’ordine sono stati additati come untori anche se nessuna persona dotata di un minimo di logico poteva pensare che fossero davvero un fattore rilevante nel dilagare dell’epidemia. Io personalmente non ho vissuto episodi spiacevoli perchè la collocazione della mia abitazione, a parchi pubblici chiusi, mi ha costretto a rinunciare del tutto alle mie uscite, ma di racconti, anche documentati, in rete ne sono apparsi molti.
Forse è stata questa aggressione che ha fatto si che la federazione di skyrun (per capirci, le corse lunghe in montagna) con un provvedimento decisamente eccessivo cancellasse l’intera stagione fino al 31 dicembre. In questa nuova situazione molti organizzatori si sono prodigati nell’organizzare delle non-gare a cronometro (a titolo di esempio segnalo questa). In pratica l’organizzatore pensa a un percorso, fornisce tracciati gps, informazioni e in alcuni casi gadget, gli atleti si iscrivono e possono effettuare il percorso (documentandolo con strumenti gps) quando vogliono, in un’arco di tempo di un mese o anche più. Una volta scaduto il tempo concesso l’organizzazione provvede a stilare le classifiche.
Tutto questo lungo preambolo per arrivare alla domanda: ma che senso ha? E’ ovvio che quella non è una gara, mancano i concorrenti, letteralmente, quelli che corrono con e che, specialmente in questo tipo di gare, non sono solo gli avversari con cui confrontarsi ma anche quelli che ti aiutano a percorrere il tragitto. La malsana idea che il concorrente sia solo l’avversario sta già da molto tempo prendendo il sopravvento in ogni ambito della vita, compreso quello sportivo, ma con questa ‘trovata’ mi sembra faccia un ulteriore passo in avanti. Verso il vuoto.