Il decreto, l’arresto e le dichiarazioni

Metto insieme in un post il decreto ‘antiterrorismo’ (a proposito del quale vedi anche qui), l’arresto di un italo-tunisino, traduttore,anche se su molti giornali lo si definisce ‘autore’, di un manifesto dell’IS (a proposito, a quando l’arresto dei traduttori dei ‘Mein Kampf’? e degli editori?) e le sparate sincronizzate dei ministri Poletti e Giannini. Una forzatura? Credo di no.
Quello che a mio giudizio lega i tre eventi, aldilà della loro assurdità che spero non sia sfuggita a nessuno, è proprio un’intenzione comune, ovvero quella di restringere da ogni punto di vista (legale, giudiziario, e persino del tempo) le libertà individuali che in pieno stile Orwelliano questo governo (analogamente ai precedenti) dichiara di voler proteggere e ‘rendere più sicure’.
Vietare e perseguire penalmente la diffusione di opinioni (ributtanti? Per me si, ma chi mi dice che domani qualcuno non dirà, anche solo strumentalmente, altrettanto delle mie? Devo forse permettere che basti questo per farmi mettere il silenziatore?), limitare il tempo libero, l’unico in cui r-esiste una tenue possibilità di sviluppare un pensiero critico, sono mosse che da direzioni diverse convergono su un unico obiettivo: cristallizzare uno status quo al ribasso, obbligando a preferire il quasi nulla sicuro (ma lo è poi per davvero?) al molto possibile, sacrificare ad una presunta sicurezza (ma di chi? e da chi? perchè nessuno pensa di dover fare un decreto per proteggerci dai carabinieri? O dai paracadutisti?) ogni residua libertà ed aspirazione.
Credo che la migliore spiegazione dei rischi di questa politica sia in questa vignetta, alla quale affido la chiusura