#RossaComeUnaCiliegia – giorno II

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frecciaSx 5 luglio

Parigi, 10 luglio 1870

La bottega aveva poca luce, un po’ perché esposta a nord, un po’ perché a Belleville la rivoluzione urbanistica che aveva aperto larghi viali al posto delle vecchie strade strette non era mai arrivata. Poche delle novità del centro, o dei quartieri lungo la Senna, arrivavano fino lì. A Neully, ad Issy, qualcosa ogni tanto compariva, quasi portato dallo scorrere del fiume, a Belleville o a Montmartre no. Pareva quasi che la salita fosse troppo ripida per le novità.
Che pensiero idiota! Pierre, seduto vicino alla finestra per sfruttare meglio la poca luce, rise di quell’idea sentita qualche sera prima all’osteria. Però era divertente provare ad immaginare la novità come un’onda, che segue senza fatica il corso del fiume ma non riesce ad allontanarsene più di tanto. Chi l’aveva pensata era sicuramente una bella testa. Forse era stato quel Pillon? Quello era uno bravo a parlare, le poche volte in cui lo si vedeva in osteria ti faceva divertire.
Ricontrollò con cura la cucitura che aveva fatto alla suola dello stivale. Di signori nella sua bottega non ne erano mai entrati, e d’altra parte i signori forse le scarpe vecchie le buttavano anziché risuolarle, però i Lorentet, pur non essendo signori, erano buoni clienti e andavano trattati bene. Avevano delle buone scarpe, più di un paio a testa, e non lasciavano mai che la suola si bucasse. Quando diventava troppo sottile la facevano cambiare o rinforzare, senza aspettare di sentire il selciato sotto il piede, come invece facevano quasi tutti. Avere i Lorentet come clienti era come avere tre o quattro famiglie normali, e poi, a differenza di quasi tutti quelli che avevano qualche soldo in più, non erano dei piantagrane, per questo quando risuolava le loro scarpe ci metteva sempre un po’ di attenzione in più del normale.
Lo stivale superò la verifica, così Pierre si alzò e andò a riporre il paio sullo scaffale. Stava scegliendo su quale altra scarpa trasferire la sua attenzione quando sentì la voce di Margot salutare qualcuno, lasciò perdere il lavoro e si voltò per veder comparire il profilo di sua moglie nella porta. Solo il profilo, perché più di quello il controluce non permetteva di distinguere.
Entrando lei lo salutò, poi, senza fermarsi, arrivò fino al banco da lavoro e vi appoggiò sopra una ciotola. Pierre le si avvicinò, riuscendo finalmente a distinguere qualcosa in più dei soli contorni, e prese dalla ciotola una delle due pesche che vi erano contenute.
«Per rinfrescarti un po’» gli disse lei.
«Grazie» rispose lui. Ma sapeva che non erano le pesche il motivo per cui era arrivata fin lì.
«Molto lavoro oggi?» chiese lei, prendendo ancora tempo.
«No, non molto. Lo sai che d’estate c’è sempre meno lavoro, però qualcosa da fare ce l’ho. Non c’è da preoccuparsi»
«Non è per questo che sono preoccupata»
«Lo so, è per Nicolas»
Lei annuì. «Stamattina era impaurito»
«Impaurito per un sogno!»
«Non è solo un sogno, e lo sai»
«Non sappiamo se succederà»
«Non lo sappiamo, ma sappiamo che ha sognato l’incidente del carro, e anche l’incendio alla fabbrica di fucili»
«Già»
«Neanche a me piace pensarci, ma qualche volta Nicolas sente le cose che stanno per succedere, quelle brutte. E’ come se qualcuno lo avvertisse»
«Margot, stai dicendo che Dio gli parla?»
«No, non sto dicendo questo. Non so come succeda, o perché, e non so se sia un bene o un male, anche se sono contenta che succeda poco, però stanotte è successo. Solo che quello che ha sognato stavolta non è chiaro come lo era stato le altre»
«Dici che non è chiaro, ma a me lo sembra. Solo che se è così..»
«Se è così?»
«Allora devono succedere tante cose, e nessuna buona»
«Lui ci ha visti mangiare un ratto di fogna!»
«Ed esserne contenti»
«Si, si è visto sorridere»
«Dovevamo avere molta fame, e sembrava che non fossimo solo noi ad essere senza cibo»
«Una carestia»
«Potrebbe essere, ma quest’anno i granai sono pieni, non credo ci sarà carestia. Non per cause naturali. Se succederà può essere solo per via di un assedio»
« Ma pensare ad un assedio a Parigi..»
«Vuol dire pensare che la guerra ci sarà, e che la perderemo»
Pierre e Margot si guardarono, in silenzio, poi fu lui a riprendere a parlare.
«Forse possiamo andarcene»
«Ma dove? Se i prussiani arrivano a Parigi avranno conquistato almeno mezza Francia»
«Potremmo andare a sud. A Bordeaux, a Tolosa, di calzolai ce n’è bisogno ovunque»
«Ma noi siamo di Parigi, Pierre. Siamo sempre vissuti a Parigi, e Parigi è diversa dal resto della Francia. A Bordeaux, a Tolosa, la vita è diversa da qui. E poi lì per tutti saremo dei parigini che sono scappati prima dell’assedio, quindi forse delle spie, o dei traditori. Qui la bottega va bene, e poi hai ragione tu, quello che ha sognato Nicolas non ha una fine. Non sappiamo cosa succederà dopo»
Pierre la guardò, dubbioso. Lui avrebbe preferito mettere una maggiore distanza tra se e il pericolo, però Margot almeno in parte aveva ragione, il sogno di Nicolas riguardava solo un episodio, preoccupante, ma intermedio; ci doveva per forza essere un dopo, e nulla indicava che fosse peggio di quel che loro figlio aveva visto. Di certo li attendeva un inverno faticoso, ma non avevano mai vissuto nella bambagia. Forse aveva ragione Margot, forse era meglio restare, e affrontare quel che gli sarebbe arrivato addosso.
«Va bene, restiamo»
«Grazie. Vedrai che ce la faremo. Intanto io, un po’ alla volta, incomincio a mettere da parte più farina e fagioli possibile»
Pierre sorrise mentre la guardava uscire, contento di poter contare sullo spirito pratico di sua moglie. Se nel sogno Nicolas aveva visto giusto, nei mesi seguenti ne avrebbero avuto un gran bisogno.

20 luglio frecciaDx