#RossaComeUnaCiliegia – giorno III

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frecciaSx 10 luglio

Lussemburgo, 20 Luglio 1870

Cara Ann,
qui in continente sembra che noi non riusciamo a trovar pace. Sono pochi mesi che ci siamo fermati qui a Lussemburgo, dopo essere andati avanti e indietro per il Belgio ed il fiume Reno, ed ora tutti si agitano per preparare una nuova partenza, questa volta verso Parigi. Da quando è cominciata la guerra tra Francia e Prussia monsieur Victor è diventato ancora più frenetico del solito, e dai miei racconti sai già che non è mai stato un uomo calmo. Esce presto al mattino, torna solo per pranzare, e nel poco tempo che rimane in casa non parla di altro che delle notizie sulla guerra che è riuscito a sapere. Tre giorni fa ho sentito Charles dire che era preoccupato perché in due settimane gli ha visto scrivere solo lettere, e tutte per chiedere informazioni sulla guerra. Io non conosco il padrone come lo conosce suo figlio, ma a vederlo in questi giorni non mi fa preoccupare, anzi, sembra più giovane di dieci anni, per come corre avanti e indietro per la casa, e io penso che quando è in strada corra nello stesso modo. Per dirti la verità io preferivo la vita calma di Guernessay, e spesso spero di poterci tornare, ma so quanto meglio io stia con monsieur Victor che prima di conoscerlo, e non andrò per una strada diversa dalla sua.
Così sembra che andremo a Parigi. Tutti in casa sono convinti che la Prussia vincerà facilmente la guerra, che Napoleone III dovrà lasciare il potere, e che così anche il loro esilio finirà. L’esilio di tutti, meno che il mio. Sono l’unico non francese in questa casa, e questo mi fa sentire sempre un po’ straniero. E non è perché ora siamo in continente, era così già a Guernessay, che è ancora Inghilterra. Questa è l’unica cosa che mi pesa in questa casa dove, come ti ho detto tante volte, mi trovo bene. Questo, e il cambiare città tanto spesso come negli ultimi cinque-sei anni. Ora però dicono che se andremo a Parigi non ci sposteremo più, che una volta che saremo ritornati in quella casa («la nostra vera casa», dicono sempre) non la lasceremo più.
Come sai di case io ne ho cambiate tante, e a volte ho dovuto fare senza, e quando, a Guernessay, ho creduto di aver trovato un posto in cui fermarmi per sempre, alla fine sono dovuto ripartire. È vero, tutti gli altri domestici ed anche la famiglia sull’isola non facevano altro che parlare di quando si sarebbe potuti tornare, ma io mi ero lo stesso illuso, per questo adesso fatico a credere che a Parigi ci si possa davvero fermare, e non dover ripartire. E poi lo sai, io sono un uomo di campagna, in città mi sento sempre fuori posto. Ci sono dovuto stare più di una volta, ma non mi è mai piaciuto, non cambierò gusti adesso che sono vecchio.
Però stavolta c’è anche qualcosa di diverso, una curiosità che non sentivo da tanto, forse da quando stavo andando a Londra, ma forse neanche allora. Di Parigi, nei tredici anni passati con monsieur Victor, ho sentito parlare quasi ogni giorno, da lui, dai figli, dalla nuora, dal resto della servitù… Tante volte mi sono chiesto se l’avrei mai vista, e tante volte ho pensato che se non l’avessi vista sarebbe stato un peccato, così, ora, a quasi sessant’anni, mi ritrovo curioso come un ragazzo.
Credo che gli altri abbiano ragione, credo che tra non molto andremo a Parigi, e anche se da qualche tempo ho iniziato a cercare di evitare le fatiche, e un po’ anche le novità, di questa novità sono contento.
Non scrivermi più qui a Lussemburgo, non mi ci troveresti, appena saremo a Parigi ti scriverò io e ti darò il nuovo indirizzo. Fino ad allora stammi bene.
Tuo
Colin

18 agosto frecciaDx