Passeggiando in bicicletta

Ieri una presentazione di un libro dei Wu Ming ha deviato il mio (troppo) abituale percorso casa-lavoro facendomi passare dal centro città. Al ritorno, in orario in cui le vie si erano ormai spopolate, arrivando a piazza Castello dai giardini reali ho visto che nel solito spazio accanto a palazzo Madama era stato montato un palco, che la mia abitudine a pensar male mi ha fatto immaginare fosse per qualcosa di legato alle prossime elezioni. E, anche se in un modo diverso da quello che pensavo, avevo ragione. L’ho capito quando, aggirata la struttura, mi sono apparsi alla vista due fantasmi sorridenti: Neve e Glitz; il palco era pronto per qualche evento delle celebrazioni del decennale delle olimpiadi invernali di Torino 2006. Che si celebri un simile anniversario indubbiamente stupisce, ancor più chi abbia letto Il libro nero delle Olimpiadi di Torino 2006, ma tant’è.
Che un sindaco cerchi consensi per la rielezione legando il suo nome a quello di un evento che è l’origine della devastante situazione finanziaria (e per conseguenza dei servizi) di questa città può sorprendere solo chi non abbia mai sentito parlare di shock economy, ma, più avanti nel mio percorso, mentre imboccando la ciclabile di corso Francia evitavo le auto di servizio che carabinieri vi avevano parcheggiato sopra durante la pausa caffè al bar affacciato sulla piazza, era un altra la domanda che mi risuonava in testa.
Possibile che nel suo tentativo di farsi rieleggere l’amministrazione di questa città non trovi niente di meglio di un’operazione nostalgia, che non evidenzia altro che il fatto che in dieci anni non si sia potuta creare, o anche solo consentire, una sola situazione festosa, anche se illusoriamente come le olimpiadi 2006, da poi potersi spendere in questa campagna elettorale? Se è così il fallimento finanziario del comune, evitato in corner negli ultimi tre bilanci, due anni fa solo grazie alla vendita delle quote dell’inceneritore conclusa il 30 dicembre, sarebbe solo la doverosa ratifica di un fallimento ben più grave, che è già avvenuto.