Polizia nelle scuole

Leggendo questo articolo sull’ondata di perquisizioni antidroga nelle scuole, mi veniva da chiedermi come fosse possibile che il procuratore aggiunto di Bologna Giovannini non riuscisse a vedere la sproporzione tra i pochissimi ‘criminali’ scoperti e i moltissimi studenti a cui si era recapitato un messaggio chiarissimo che diceva che la scuola, la magistratura, la polizia (e di conseguenza, è logico supporre, tutte le autorità dello stato) non hanno la minima fiducia in loro. Come sia possibile non pensare quanto più grave sia il danno di questo messaggio di quello di un’eventuale fumata illegale, e questo anche se, contro ogni logica, si volesse ipotizzare che tutti gli studenti coinvolti nelle perquisizioni fossero potenziali consumatori.
Questo mi chiedevo, e purtroppo temo di aver trovato una risposta, e cioè che lo stato non considera un danno il messaggio che ha mandato, che allo stato non interessa che le generazioni di futuri cittadini abbiano stima, o fiducia, o anche solo rispetto per lui: gli importa solo che lo temano. E che quindi il messaggio non sia l’effetto collaterale di una già di per se poco utile campagna antidroga, ma che sia invece il vero scopo di queste retate, così come della repressione delle manifestazioni o dell’impunità di fatto dei membri delle forze dell’ordine colpevoli di violenze.