Senza speranza

E’ cominciata lunedì, presumo sia continuata ieri, anche se per la mia lontananza dai computer non posso confermare questa ipotesi, sta ulteriormente peggiorando oggi. Sto parlando di un’ondata di liquame che sta sommergendo twitter, e non solo. In questo momento il bocchettone è puntato sull’hashtag #pecorella, ma lunedì era su altri, e probabilmente domani o dopo sarà su altri ancora, questo ha poca importanza. Quello che importa è la sostanza di questo getto immondo.
‘Abbandonando’ twitter i WuMing scrissero C’è chi ha detto che un social network come Twitter è solo lo specchio della società. La metafora ci sembra inappropriata: uno specchio non accelera la tendenza all’entropia della realtà che riflette. Io oggi sarei contento di poterla pensare così, invece temo siano uno specchio fedele della nostra società.

Vedo persone che dicono ‘violento’ ad uno che ha solo parlato di fronte a chi invece ha picchiato e usato le armi. Magari non quel carbiniere personalmente, ma di certo qualcuno con la sua stessa divisa, e finche agiscono a volto coperto e senza segni di riconoscimento, e si coprono l’un l’altro con comportamenti omertosi(1) come si fa a distinguerli?
Leggo di direttori di giornale che definiscono ‘cretinetti’ chi si oppone alla polizia in modo non violento (e, certo, salire su un traliccio dell’alta tensione è pericoloso, ma mettersi davanti ad un carro armato lo è meno?), e soprattutto vedo orde di lettori che gli danno ragione.
Mi imbatto nelle parole di un deputato, nominato dal PD anche se pagato da noi tutti (La porta del dialogo è rimasta aperta fin dal 2005. L’Osservatorio presieduto dall’Arch. Virano non ha mai cacciato nessuno degli amministratori, ma si dialoga sul ‘come fare’ l’opera non sul ‘se farla’), per cui è scontato che in discussione possano essere solo le virgole, mentre la sostanza la decidono lui e i suoi colleghi, compresi quelli per eleggere i quali si sono chiesti voti alla ‘ndrangheta. Ma, ed è ancora peggio, in queste parole mi imbatto perchè qualcuno (non credo un suo collega) le rimbalza come un’affermazione sacrosanta.
Incrocio tutte queste ed altre simili cose, e anche se lo vorrei non posso credere che queste persone abbiano due modelli di comportamento, uno per la rete e uno per il mondo reale. E allora mi dico che se questa è la nostra società non saremmo in grado di navigare nemmeno in un lago tranquillo, figuriamoci nelle bufere cui stiamo andiamo incontro. Se siamo questo, e io temo che lo siamo, non abbiamo speranza

(1) La definizione è riportata letteralmente dalla sentenza definitiva sulle violenze durante lo sgombero del presidio notav di Venaus il 5 dicembre 2005, sentenza che affermava che, anche se era dimostrato che numerosi reati fossero stati commessi da membri delle forze di polizia, nessuno poteva essere condannato perchè era impossibile identificarli “anche per via dei comportamenti omertosi tenuti dai colleghi”.