L’eco di uno sparo

Devo premettere che quando ho deciso di leggere L’eco di uno sparo mi aspettavo di trovarmi di fronte ad una storia completamente diversa: il nome dell’autore, associato a vicende partigiane, mi portava ad ipotizzare una storia del tutto diversa da quella raccontata. Non stavo cercando un libro che illustrasse la vita comune della reggiana degli anni dai ’20 ai ’50 del secolo scorso, e forse non ci ero preparato.
Detto questo, e riconosciuto che la descrizione di quell’ambiente la trovo riuscitissima, e la scrittura quasi sempre molto godibile, non sono però riuscito ad apprezzare il libro. Se è vero che nel romanzo più volte Zamboni dichiara esplicitamente di non considerare i uguali le due parti in conflitto, ed anzi si schiera inequivocabilmente dalla parte dei partigiani, sia nella forma che nel peso le vicende narrate sembrano invece tutte tese a sottolineare la fondamentale uguaglianza, se non delle due fazioni almeno degli uomini che le componevano (altissimi gradi esclusi, di questo gli va dato atto), cosa che al mio orecchio non suona poi tanto diversa.
E’ intuibile che raccontare le vicende di un parente, ancorchè mai conosciuto, non possa non portare a cercare almeno qualche attenuante al suo comportamento, ma alcuni silenzi o brani che riassumono in modo estremamente sintetico, che in altro contesto potrebbero apparire (e forse sono) frutto di imbarazzo nell’essere in qualche modo vicino al responsabile di simili azioni, una volta inseriti in una storia scritta finiscono per dare, appunto, un peso diverso alle cose descritte. E così pure il voler inserire nel racconto anche la fine dei giustizieri ed il percorso che la causò, che potrebbe essere dovuta a puro desiderio di completezza, sembra allo stesso modo voler spostare il peso delle colpe verso l’equilibrio, se non oltre.
Per completare il quadro, forse anche un po’ irrigidito da quaanto detto sopra, ho trovato che la scelta di alcune fonti, e quella di inserire un paio di autocitazioni dai CSI risultassero piuttosto fuori luogo.
Insomma, no, questo libro, nonostante alcuni pregi, non mi è proprio piaciuto.