Ripetitibilità = qualità?

– E dammi quei due stracchini
– Eh, quello è buono
– Lo so, è il formaggio migliore che fai, però ce l’hai una volta su quattro
– Eh, si, perchè non mi viene sempre
E quando non gli viene abbastanza cremoso gli da un altro nome e lo vende ad un prezzo più basso.
Questo dialogo che ho avito stamattina col mio formaggiaio (venditore e produttore, a partire dall’allevamento) mi ha confermato la fiducia che ho nella qualità dei suoi prodotti, paradossalmente però è un discorso che, se lui le volesse, gli impedirebbe di conseguire ‘certificazioni di qualità’ come la ISO 9000.
Queste certificazioni infatti, nonostante il nome, non certificano affatto il livello di qualità ma solo la ripetitibilità del livello raggiunto. Cioè, io posso produrre e vendere merda ed essere certificato perchè posso garantire che la merda di domani avrà un livello di qualità non inferiore a quello di oggi (e ci mancherebbe) mentre se produco una squisitezza ma non sempre riesco a farla abbastanza bene la certificazione me la sogno. Eppure il concetto di ‘qualità’ della nostra società basata sul mercato è questa, e la legge la rispecchia.
Qualcuno si stupisce se io continuo a preferire la qualità del mio formaggiaio?