Ho letto un libro di poesie.
Lui si chiamava Bukowski
e mi parlava di dubbi e tristezze
di angosce di gente disfatta
di uomini che con l'ultimo rantolo
tentavano invano di comunicare in ogni modo
tentavano
e fallivano
ma almeno tentavano.
Oggi siamo chiusi in noi stessi come celle
pareti di plexiglass ad isolare il contagio
e per sfondare il muro e far passar la voce
ci vuole il coraggio per un atto di forza.
Ma quella forza non tutti ce l'hanno
e quel coraggio che ti insegnano a perdere
non č poi cosė facile da ritrovare.

  Non č da tutti i giorni
accettare il dolore dell'effrazione
lanciarsi oltre l'ostacolo
contro il muro opaco
che ti nasconde la vita o il vuoto.
E cosė resti chiuso
a misurare la stanza in passi e piedi
e all'ottocentesimo giro hai perso il conto
e ti gira la testa, e ti appoggi al muro
e scivoli a terra
e ti addormenti scomodo,
stanco, solo e insoddisfatto.
un altro giorno č andato.