I quaranta giorni del Mussa Dagh

Si può recensire un libro senza averlo finito? Secondo me dipende. In questo caso dopo aver letto circa metà de I quaranta giorni del Mussa Dagh credo di essermene fatta un’idea sufficientemente accurata e sono sicuro di non aver voglia di proseguire la lettura. Non abbandono spesso un romanzo a metà, in quarant’anni di letture mi sarà capitato cinque o sei volte, ma questo è uno di quei casi.
I quaranta giorni del Mussa Dagh racconta la disperata resistenza di una piccola comunità armena che tenta di sfuggire al genocidio perpetrato dall’impero Ottomano durante la prima guerra mondiale. Gli abitanti di sette villagi, avuto notizia delle deportazioni in corso, si riuniscono sulla vicina montagna (il Mussa Dagh, appunto) sotto la guida di Gabriel Bagradian, anche lui armeno, ufficiale dell’esercito ottomano, erede della famiglia più ricca della zona, che ha studiato e vive a Parigi con una moglie francese ed il loro figlio, ma che è rientrato con loro in patria per gestire gli affari di famiglia dopo la morte del fratello maggiore.
Visto il tema io mi aspettavo qualcosa di paragonabile a Metà di un sole giallo, ma purtroppo la distanza è siderale. In primo luogo lo stile di Werfel è tanto sovraccarico e ridondante che al confronto la prosa di Hugo potrebbe sembrare un Vaudeville, poi altrettanto farragginosa è la caratterizzazione dei personaggi, tutti senza esclusione monolitici ed assoluti. Troviamo il grande organizzatore e stratega, il coraggioso e avventato, il borioso che alla prova si rivela vile, ognuno di loro senza un minimo scostamento dallo stereotipo. Ma ancora più di quanto detto a rovinare la lettura è il pesante razzismo dell’autore che traspare molto spesso. Bagradian è migliore degli abitanti dei villaggi in quanto ha studiato ed è vissuto in Europa, e gli abitanti dei villaggi sono tanto migliori quanto più hanno avuto la possibilità di soggiornare in Europa, ed ogni armeno presente del libro è migliore di ogni altro suddito dell’impero Ottomano in quanto cristiano e non mussulmano, e questi due concetti sono ripetuti con insistenza ogni poche pagine, rendendo inaffrontabile una lettura che anche senza quest’ultimo difetto non sarebbe comunque stata agevole.
Da dimenticare.
I quaranta giorni del Mussa Dagh
Franz Werfel
Mondadori- 2016
870 pagine – 20 euro