Rabbia

In questi giorni è la rabbia il sentimento prevalente.
La rabbia per la cattiveria idiota di chi preferisce togliere ad altri che ottenere per se, che non è nuova dato che già 47 anni fa De Andrè cantava
Tante le grinte le ghigne, i musi
Vagli a spiegare che è primavera
E poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera

La rabbia per gli abusi dello stato di polizia che è stato autorizzato (e la preoccupazione per quelli che potranno essere autorizzati in futuro)
La rabbia per quanto si è perso per non ottenere in cambio nulla, che come chiariscono i virologi (audio completo o trascrizione parziale) le attuali misure non sono assolutamente utili a farci superare questa emergenza, anzi, indebolendoci risulteranno probabilmente dannose per i singoli, e lo saranno sicuramente per una comunità che già prima era a pezzi e ora ne uscirà sbriciolata.
Una rabbia che i divieti ti impediscono anche di sfogare con uno sforzo fisico (una corsa, dei pugni a un sacco, una seduta di sollevamento pesi) e che quindi resta a marcirti dentro e a corrodere.
Lo so che quando si scrive bisognerebbe dire anche qualcosa di propositivo, ma in questo momento proprio non mi riesce.